Il pignoramento dello stipendio è una delle forme più comuni di pignoramento presso terzi.
In questa specifica procedura, il creditore può ottenere il pagamento del proprio credito. Questo avviene direttamente dal datore di lavoro del debitore, prelevando una quota dello stipendio che quest’ultimo percepisce. In questo articolo approfondiremo le modalità e le implicazioni di questa tipologia di recupero crediti.
- Pignoramento presso terzi: lo stipendio
- Pignoramento del quinto dello stipendio
- Quanto deve essere lo stipendio per essere pignorato?
- I limiti previsti a garanzia del minimo vitale
- In quale caso non si può pignorare lo stipendio?
- Quanto dura il pignoramento in busta paga? Aggiornamenti 2024
- Il saldo e stralcio per proteggerti dal pignoramento
Pignoramento presso terzi: lo stipendio
Come abbiamo già visto nell’articolo “Pignoramento presso terzi: cosa riguarda e come funziona”, il pignoramento presso terzi è una procedura esecutiva consente a un creditore di recuperare un credito non pagato mediante l’intervento di un terzo soggetto debitore. Questo strumento giuridico si rivela particolarmente efficace quando il debitore principale dispone di crediti verso terzi. Come ad esempio stipendi, pensioni, conti correnti bancari o crediti commerciali.
Tale misura permette di aggirare l’eventuale mancanza di liquidità immediata del debitore, garantendo al creditore così un pagamento regolare nel tempo.
La normativa italiana stabilisce precise limitazioni alla percentuale dello stipendio pignorabile, al fine di assicurare al debitore una somma sufficiente per il sostentamento proprio e della propria famiglia, bilanciando così i diritti del creditore con le esigenze vitali del debitore.
Vediamo più nel dettaglio quali sono i limiti previsti e le novità del 2024 per quanto riguarda il pignoramento dello stipendio.
Pignoramento del quinto dello stipendio
Come abbiamo anticipato nel nostro Paese, il pignoramento dello stipendio è soggetto a precise limitazioni e regole, volte a bilanciare il diritto del creditore di recuperare il proprio credito con la necessità del debitore di mantenere un tenore di vita dignitoso.
In generale, la Legge prevede che la quota pignorabile dello stipendio non possa superare un quinto (20%) del reddito netto mensile del debitore. Tuttavia, esistono delle soglie minime sotto le quali lo stipendio non può essere pignorato.
Quanto deve essere lo stipendio per essere pignorato?
Per quanto riguarda i dipendenti pubblici e privati, lo stipendio minimo impignorabile è pari all’ammontare dell’assegno sociale aumentato della metà.
Per il 2024, l’importo dell’assegno sociale è fissato a 534,41€ per tredici mensilità.
Pertanto, la parte dello stipendio che eccede questa somma può essere pignorata fino al limite del 20%.
È importante sottolineare che, in caso di pignoramenti multipli, la quota complessiva pignorata non può superare la metà dello stipendio netto del debitore.
Queste regole assicurano che, nonostante il pignoramento, il debitore conservi una somma minima per far fronte alle necessità di base. Allo stesso tempo il creditore ha la possibilità di recuperare gradualmente il proprio credito.
I limiti previsti a garanzia del minimo vitale
Il nostro ordinamento tutela il debitore garantendo il “minimo vitale”, impedendo il pignoramento dell’intero stipendio.
La somma massima pignorabile è generalmente pari a 1/5 del valore netto dello stipendio, ma in casi specifici può arrivare fino a 2/5.
È necessario fare una distinzione tra debiti alimentari, debiti verso l’Agenzia delle Entrate e altri tipologie di debiti.
Se i creditori appartengono alla stessa categoria, possono pignorare solo 1/5 del reddito, ma se appartengono a categorie diverse, il totale pignorabile può raggiungere i 2/5.
Per i pignoramenti dell’Agenzia delle Entrate, le soglie sono 1/10 per stipendi inferiori ai 2.500 euro, 1/7 tra 2.500 e 5.000 euro, e 1/5 per importi superiori ai 5.000 euro.
Non esiste un importo minimo al di sotto del quale non si può pignorare. Questo è valido tranne che per le pensioni, dove il limite è fissato a 1.000 euro.
In quale caso non si può pignorare lo stipendio?
Esistono tuttavia delle situazioni in cui l’atto di pignoramento stipendio non è concesso. Di seguito un elenco dei casi in cui non è consentito:
- Stipendio al di sotto della soglia minima impignorabile: se lo stipendio del debitore è inferiore alla soglia minima impignorabile, non è possibile procedere con il pignoramento.
- Indisponibilità della retribuzione: nel caso in cui lo stipendio sia già vincolato da altri obblighi di Legge, come ad esempio trattenute per mantenimento familiare (alimenti) o altre obbligazioni prioritarie, potrebbe risultare non pignorabile.
Per quanto riguarda le pensioni, alcuni tipi di prestazioni previdenziali, come le pensioni di invalidità e gli assegni sociali, non possono essere pignorati in quanto destinati a garantire il sostentamento minimo del beneficiario.
Quanto dura il pignoramento in busta paga? Aggiornamenti 2024
Nel contesto del pignoramento presso terzi, non sono fissati termini di scadenza precisi. Tuttavia, sono state introdotte nuove disposizioni, come l’articolo 551-bis del Codice di Procedura Civile, il quale stabilisce che il pignoramento dei crediti del debitore presso terzi perde efficacia automaticamente dopo 10 anni dalla notifica al terzo, a meno che non sia stata emessa un’ordinanza di assegnazione delle somme o che siano intervenute circostanze che abbiano comportato l’estinzione anticipata del processo esecutivo.
Per mantenere l’efficacia del pignoramento oltre il decennio, il creditore può presentare una dichiarazione di interesse al mantenimento del pignoramento nei due anni precedenti alla scadenza del termine decennale.
Il decreto legge n. 19 del 2 marzo 2024, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale N. 52 del 2 marzo 2023, introduce importanti modifiche al codice di procedura civile riguardanti il pignoramento di crediti verso terzi. Le nuove disposizioni stabiliscono limiti precisi sugli importi dei crediti pignorabili, mirando a regolare più chiaramente questo tipo di procedura esecutiva.
Il saldo e stralcio per proteggerti dal pignoramento
Esistono diverse strategie per difendersi in caso di notifica dell’atto di pignoramento. Innanzitutto, è possibile opporsi all’esecuzione del pignoramento stipendio, contestando il diritto del creditore o evidenziando eventuali irregolarità procedurali. In alternativa, la Legge offre la possibilità di bloccare il pignoramento mediante il pagamento diretto dell’importo contestato e delle relative spese all’ufficiale giudiziario, ritardando così l’azione esecutiva.
Un’altra valida opzione è il saldo e stralcio. Se l’accordo viene accettato, non solo impedisce il pignoramento dello stipendio ma può anche portare all’estinzione del debito, rinunciando ad ulteriori azioni giudiziarie e cancellando eventuali segnalazioni negative presso le banche dati.
È fondamentale comprendere queste opzioni per difendere i propri interessi finanziari in caso di difficoltà economiche.