La liquidazione giudiziale è una procedura che può cambiare radicalmente il destino di un’impresa in difficoltà.
Questo processo, piuttosto complesso, ha lo scopo di estinguere i debiti di un’azienda attraverso la vendita del suo patrimonio.
In questo articolo approfondiamo cosa si intende per liquidazione giudiziale, cosa succede quando una società entra in liquidazione e quanto può durare l’intera procedura.
Cosa si intende per liquidazione giudiziale?
La liquidazione giudiziale è la procedura prevista dal nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019), entrata in vigore nel 2022, che ha sostituito il precedente fallimento. È uno strumento giudiziario che si applica quando un’impresa si trova in stato di insolvenza.
Questo significa che non è più in grado di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni.
Con la liquidazione giudiziale, Il tribunale nomina un curatore che gestisce il patrimonio dell’impresa. Il suo compito è liquidare i beni aziendali (come immobili, macchinari, crediti, ecc.) per soddisfare, nei limiti del possibile, i creditori secondo un ordine di priorità stabilito dalla legge.
Quanto dura una procedura di liquidazione giudiziale?
La durata della procedura di liquidazione giudiziale può variare sensibilmente a seconda della complessità del caso. Non esiste quindi un termine fisso previsto dalla legge.
Tutto dipende da diversi fattori come:
- la quantità e il valore dei beni da liquidare;
- il numero di creditori coinvolti;
- eventuali contenziosi o opposizioni che potrebbero rallentare l’intero procedimento.
In media, possiamo stimare che una liquidazione giudiziale può durare da due a cinque anni, ma nei casi più complessi o con patrimoni molto rilevanti, i tempi possono allungarsi ulteriormente.
Cosa succede quando una società va in liquidazione?
Quando una società va in liquidazione giudiziale, le sue attività si bloccano immediatamente.
Cessano la gestione ordinaria e straordinaria dell’impresa, mentre l’amministrazione passa al curatore nominato dal tribunale.
Gli amministratori sono sospesi dalle loro funzioni e la società non può intraprendere nuove iniziative economiche.
I beni dell’impresa vengono inventariati e messi in vendita per raccogliere fondi destinati al pagamento dei debiti. I creditori vengono invitati a presentare le proprie domande di ammissione al passivo, e il giudice delegato verifica e approva il piano di riparto delle somme ricavate dalla liquidazione.
La liquidazione si conclude, infine, con la cancellazione della società dal registro delle imprese, segnando così la sua estinzione definitiva.
Quanto può durare la fase di liquidazione?
La Legge prevede strumenti che incentivano una gestione rapida ed efficiente della liquidazione, come la redazione di un programma di liquidazione entro 60 giorni, la possibilità di vendere i beni in blocco o tramite aste telematiche e l’ampliamento dei poteri del curatore per favorire decisioni più rapide.
Sono inoltre previste modalità di vendita competitiva e strumenti per concludere transazioni veloci in caso di contenziosi. Tuttavia, nella pratica i tempi possono allungarsi per motivi organizzativi, burocratici o legati a difficoltà di realizzo degli attivi.
Tuttavia, la presenza di immobili da vendere, crediti difficili da riscuotere o cause giudiziarie in corso può prolungare la procedura anche oltre i cinque anni.