L’ingiunzione di pagamento è una delle soluzioni più efficaci per il recupero crediti. In questo articolo, esploreremo in dettaglio cos’è, come funziona e quali sono le implicazioni di questa procedura.
Un potente strumento
Questo è sicuramente uno dei strumenti più potenti che è in mano ad un creditore per poter ottenere quanto gli spetta da un debitore. Questo provvedimento consente di effettuare un pignoramento dei beni qualora il debitore non adempia a sanare il credito dovuto. Non è un documento qualsiasi ma un’azione efficace e un provvedimento che viene messo in atto da un Giudice quando il creditore ne fa richiesta. Con questo strumento si può perciò andare agire contro il debitore qualora il debitore non adempia ai propri obblighi. Nell’articolo andremo ad approfondire questa tematica scoprendo come funziona, quando è possibile utilizzarlo, quando un inadempiente può opporsi e come poterlo richiedere affinché sia possibile utilizzarlo al meglio. Anche perché il debitore ha la facoltà di potersi opporre al decreto ingiuntivo entro determinati termini stabiliti dalla Legge, e in questi casi si avvia una causa civile a tutti gli effetti dove, sia il creditore che il debitore dovranno portare al Giudice prove a favore delle proprie posizioni e azioni. Andiamo perciò ad approfondire la tematica.
Prima di tutto, che cos’è?
Come abbiamo anticipato l’ingiunzione è uno strumento, o meglio un istituto giuridico, che può essere attivato da una persona creditrice nei confronti dei suoi debitori per poter recuperare il proprio credito. Per poter attivare questo provvedimento ci si rivolge ad un Giudice facendo appunto richiesta formale, di quello che viene anche chiamato decreto ingiuntivo. La richiesta non viene accettata automaticamente ma sarà necessario portare delle prove scritte al Giudice per comprovare l’effettiva presenza del debito e della cattiva condotta del debitore. Qualora il Giudice decide che vi è un reale credito da recuperare può effettuare un ordine formale a procedere al pagamento con consegna di quanto dovuto, e questo ordine formale è chiamato ingiunzione di pagamento.
Quali sono i documenti da portare al Giudice?
Abbiamo parlato di prove scritte, ecco una lista di esempi di prove accettate dai Giudici che possono testimoniare l’effettiva presenza del credito:
- Un contratto regolarmente registrato
- Una fattura di pagamento
- Una scrittura privata
- Titoli di pagamento di qualsiasi genere come ad esempio le cambiali, gli assegni o altro.
Questo tipo di azione non richiede necessariamente la consultazione dell’altra parte e per questo viene definito monitorio. Se il Giudice accetta la richiesta e la documentazione fornita si va ad agire in tempi brevissimi per poter eseguire un’esecuzione forzata per il pignoramento dei beni del debitore. Nonostante questo però il debitore, una volta venuto a conoscenza del decreto ingiuntivo può opporsi dando vita ad una causa civile.
Quali sono i crediti che possono essere recuperati?
Si può ottenere un’ingiunzione di pagamento per recuperare un determinato tipo di credito, ecco come deve essere il credito per poter essere recuperato:
- Liquido, quindi deve poter essere quantificato nel modo giusto e velocemente.
- Esigibile, ciò vuol dire che il termine di pagamento previsto per riscuotere la somma di denaro deve essere effettivamente scaduto.
- Certo, si può provare con prove scritte (abbiamo visto quali sono nel paragrafo precedente)
Quando possiamo effettuare la richiesta di ingiunzione di pagamento?
L’ingiunzione di pagamento è l’ultima spiaggia di un creditore. Inizialmente il creditore deve porre in atto una serie di azioni “amichevoli” per poter recuperare il credito. Ad esempio con solleciti di pagamento pacifici, tentativi di dialogo con il debitore, tentativi di contatto al fine di capire quali sono le intenzioni del debitore. Si possono effettuare queste comunicazioni o tentativi utilizzando il classico telefono o l’email. Qualora non si ottiene alcuna risposta o non c’è modo di avere uno scambio amichevole di informazioni allora si procede in via stragiudiziale, il prossimo passo è perciò la messa in mora inviando una lettera di sollecito con raccomandata A/R o con PEC. L’obiettivo di tale messa in opera è quello di spronare il debitore ad una risposta esaustiva sulle sue volontà di agire, ed è per questo che si fissa un termine non inferiore a 10 giorni per fornire una risposta. In questa fase è necessario farsi seguire da un avvocato per effettuare la giusta procedura al recupero crediti.
Come funziona l’ingiunzione di pagamento?
Qualora tutti i tentativi messi in campo non siano andati a buon fine allora non c’è altra alternativa che l’ingiunzione di pagamento. Ci si rivolge perciò ad un avvocato civilista per poter procedere alle richieste, sarà lui ad occuparsi di redigere i documenti necessari per la richiesta del decreto ingiuntivo contattando il Giudice territoriale competente.
La domanda si va a presentare tramite un ricorso e allegando prove scritte, a questo punto il giudice ha 30 giorni dal deposito per scegliere una delle seguenti opzioni:
- Emettere l’ingiunzione di pagamento a favore del creditore.
- Sospendere la richiesta richiedendo altre prove.
- Rifiutare la domanda a causa di mancanza dell’integrazione probatoria.
Tutto ciò avviene tenendo all’oscuro il debitore, che sarà avvisato solamente se e quando l’ingiunzione sarà accettata. Infatti è obbligatorio contattare e notificare l’atto entro 40 giorni al debitore, se ciò non avviene il procedimento decade.
Cosa comporta l’ingiunzione di pagamento?
Dopo la notifica dell’atto si aprono diversi scenari, e tutti dipendono dalle intenzioni del debitore, lui può infatti procedere in questi modi:
- Effettuare il saldo del debito nel tempo previsto dalla legge, quindi entro 40 giorni dalla comunicazione e quindi l’intera procedura viene chiusa.
- Opporsi al decreto ingiuntivo sempre entro 40 giorni dalla notifica del procedimento qualora lui ritenga che quel credito sia di un importo errato o non dovuto. E a questo punto si procede per una causa civile ordinaria.
- Non fare nulla e quindi il decreto diventa esecutivo e il creditore, dopo 40 giorni, può procedere al pignoramento dei beni del debitore.
Oltre al credito al debitore saranno anche addebitati i costi del decreto ingiuntivo e dell’avvocato che ha seguito l’intera pratica.
Approfondiamo il processo di opposizione
Come anticipato il debitore può opporsi, entro 40 giorni, al decreto ingiuntivo. Le motivazioni per cui può farlo è contestando l’esistenza del credito oppure la cifra dichiarata dal creditore. A questo punto il debitore dovrà fare un’opposizione a tutti glie effetti attraverso un atto di citazione che da l’avvio ad un processo ordinario ossia ad una causa civile. Durante questa fase il debitore dovrà farsi assistere da un avvocato civilista e dovrà portare all’attenzione del giudice la documentazione, sotto forma di prove scritte, di ciò che lui asserisce.
Che cos’è l’esecuzione provvisoria?
C’è poi un altro caso che l’esecuzione provvisoria e che interessa il creditore. È possibile metterla in campo quando i crediti consistono in assegni, cambiali, scritture private autenticate, atti pubblici o certificati di liquidazione di borsa. In questi casi il Giudice può predisporre che il creditore rientri immediatamente del suo credito con un’esecuzione provvisoria attraverso il pignoramento immediato dei beni della controparte.